XXXII Roma Ostia 5 marzo 2006


In metrò a Roma, lo zaino a terra, sono le 8.45, un po’ tardi. Fermata EUR Palasport, la mia. Mi alzo come gli altri podisti che si riconoscono per l’abbigliamento e per il numero appiccicato sulla borsa. Ma c’è Nino! Ci incamminiamo verso l’uscita studiando la tattica di gara per dare un dispiacere a quei Kenioti che incrociamo sotto il Palasport. Il primo 10.000, coperti dietro ad una decina di metri da loro, circa in 29’00’’, poi ancora coperti fino al 15° diciamo altri 14’25’’. Poi quando si domanderanno “chi sono questi” sferriamo l’attacco di 2 km a 2’40’’, se non reagiscono bene, se dovessero reagire si tratterà di giocarsela in volata. Nino dice che la tattica di gara non fa una grinza, ma è anche vero che sono dei bravi ragazzi che si guadagnano da vivere correndo, e che non è giusto levargli in pane di bocca. Vero è! e mentre dissertiamo di fare la gara che più ci si addice e a come la tattica si deve adattare perfettamente allo stato di forma dell’atleta vediamo che i camion dell’organizzazione che portano le borse all’arrivo stanno partendo!

Io mi spoglio in un baleno, ficco nello zaino impermeabile e tuta, consegno la borsa nel camion giallo dei ritardatari, mentre il tipo urla: Ahooo, chiudi, chiudi, partimo, partimo!

Di Nino ho perso le tracce. Mi riscaldo sotto il cielo plumbeo che minaccia pioggia, anche se la camminata con lo zaino era sufficiente. Entro in gabbia quella della seconda linea. Incontro amici di Messina che si chiedono come mai non mi hanno visto ultimamente… certo sono a Palermo qualche mese.

Insomma si parla del più e del meno che si sente lo sparo dello starter. I due saettano veloci tra la folla, io scelgo la mia linea, e faccio bene. Gente che ruzzola, che urla, scarpe senza il piede dentro, ci sono ancora 21 km! Calma, calma. Qualcuno sorpassa zigzagando, e qualcun altro lo manda ad un altro paese che non è Ostia.

Vado bene regolare a 4’10’’, al settimo sono preciso come un orologio. La salita del camping l’umido, non tengo il ritmo. Corsa brutta, impacciata. Brutte notizie dal cronometro. Brutte notizie dalla gambe. Nono km, ancora pessime nuove dagli appoggi. Mi raggiungono i pacemaker dell’ora e mezza. Mi accodo. Parlano, raccontano barzellette, ed incitano. Passo al 10 km in 42. Ho ripreso discretamente ma non mi piace come corro. Una pruzzata di pioggia, buona per rendere viscida la strada. In testa questo tango quello che avevo ballato ieri nella mia prima milonga a Roma. Quelli dell’ora e trenta si distaccano al 17km il km in cui di solito riesco a cambiare passo, non ne ho nessuna voglia. Continuo con il tango in testa, distratto dalla vista del mare in tempesta dalle folate di vento dalla quali cerco di proteggermi accostandomi a qualche altro podista. Distratto dalla gentilezza di Carlo e Alessandra dai nostri racconti di viaggi che si mescolavano nel pomeriggio di ieri proprio qui vicino, dall’ospitalità squisita di Malvina e Johan, dalla simpatia di Loredana, dalle preparazioni gastronomiche di Ivano pronte per pranzo, dai confronti tra raccontatori di storie di Agu. Mi accorgo che corro senza agone, col tango nella testa e poco allenamento delle gambe, e se mi dedicassi ad una cosa alla volta? No mi piace tutto, perché mai rinunciare. Al 19° le gambe vogliono andare di più, la testa è contraria. E la testa aveva previsto benissimo, vento contro a raffiche che si susseguono incessanti sul rettilineo finale, al 20° accenno di crampi al polpaccio destro. Passo costante, senza forzare, arrivare senza danni, domani si corre di nuovo. Arrivo: 1h 30’47’’. Non vedo la Rossa, lei non vede me. Non vedo nessuno degli altri della Palermo h 13.30, tra la moltitudine che nel piazzale avvolta malamente dalle coperte termiche. Il vento consiglia: doccia subito. Ancora il tango nella testa, lascio la cabina ad una podista napoletana. Treno Ostia Roma, pieno di podisti col sale in faccia, di spettatori, di borse, di racconti di fatica, di amici incontrati e non incontrati, di gente forte, delle gazzelle del kenia, di sport praticato ognuno come può. La XXXIII edizione è imperdibile

 

 

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